Il Comitato lombardo per la VitaIndipendente delle persone con disabilità, certo di non esserne l’unico
portatore, è carico di rabbia e preoccupazione per l’infima considerazione che la classe politica lombarda
sta esprimendo verso i cittadini lombardi con disabilità gravi o gravissime.
Il tema scatenante è la nuova DGR (XI/1253 del 12 febbraio 2019): macchinosa, scoraggiante,
peggiorativa, umiliante, disonesta.
La DGR regolamenta per l’anno 2019 l’accesso, la fruizione e l’importo dei contributi finanziari della
misura B1: si tratta di erogazioni per sopperire ai bisogni di cura e assistenza per i cittadini che hanno
disabilità molto pesanti.
Rispetto agli anni scorsi si diversificano gli importi ma, soprattutto, le modalità di accesso e il
protagonismo del richiedente:
– si introduce, ufficialmente al solo scopo di stilare una graduatoria, l’obbligo di presentare l’ISEE (che
comporta una discreta spesa di tempo e di energie a carico dell’interessato)
– si chiede a chi già fruisce della misura B1 una certificazione medica che attesti che la condizione di non
autosufficienza non è variata dallo scorso anno (certificazione, nella quasi totalità dei casi, completamente
inutile e oltretutto onerosa: circa 100euro)
– si condiziona la richiesta alla presenza di un caregiver familiare (un parente non oltre il terzo grado che
si faccia carico dell’assistenza del richiedente) escludendo l’ipotesi di un richiedente che viva senza
parenti (costringendo così i richiedenti ad umilianti sotterfugi “all’italiana”)
– la modulistica per presentare domanda è stata prodotta nel mese di marzo, con la prospettiva che i primi
pagamenti giungano nel mese di maggio, sia pure con gli arretrati (l’assistenza personale o le cure e
terapie specialistiche vanno pagati regolarmente pena l’interruzione delle stesse)
– viene chiamato “continuità” il pagamento del mese di gennaio 2019, rinviando però a maggio i restanti
mesi scoperti a causa del ritardo nell’uscita della delibera.
Dunque:
– macchinosa perché burocraticamente esuberante: ISEE e certificato medico non si producono né gratis
né rapidamente
– scoraggiante perché, una volta di più, si vive la colpa della disabilità e il sospetto sulla propria onestà
– peggiorativa perché a fronte di maggiori oneri certificatori si riducono, tranne nel caso delle tecnologie
assistive, gli importi dei contributi
– umiliante perché si esclude la possibilità che si viva senza famigliari e perché si costringe l’interessato a
sotterfugi per poter vedere accettata la domanda
– disonesta perché ogni campagna elettorale, qualunque sia la parte politica che la esprime, è
accompagnata dal fatidico proclama “mettere al centro la persona”; e anche nel caso presente viene
sfacciatamente sconfessata da un abitudinario “adesso al potere ci siamo noi”.
Abbiamo chiesto un incontro col Presidente della nostra Regione, ma non escludiamo di ricorrere ad altre
azioni che esprimano la nostra e l’altrui indignazione.