L’aria era gelida e umida, ma si era ben imbacuccata e uscire fu un piacere.
Anna aveva già le idee chiare sui regali di Natale, così si diresse con passo sicuro verso la bancarella degli orecchini artigianali.
Li scelse di pietre gialle per Angela, era sempre stata vanitosa e quel colore le piaceva. Glieli avrebbe portati alla vigilia.
Si fece largo fra la gente e riuscì a raggiungere il banco dei CD, dove comprò “Il Lago dei cigni” di Ciaikovskij per lo zio e una raccolta di Enzo Jannacci per la zia.
Ad Alice avrebbe regalato l’ultimo libro di Mazzucco senza timore di sbagliare, la libreria non era molto lontano. Aveva saputo che al pranzo di Natale ci sarebbe stato anche Zaccaria che era riuscito a sottrarsi alla tradizionale vacanza invernale in montagna con i genitori. Decise di comprargli una sciarpa di colore sobrio, blu notte magari.
L’aria era gelida e umida, ma si era fatta imbacuccate bene da Irina. Con lei vicino si sentiva forte e guidava con sicurezza la sua carrozzina elettrica.
Alice aveva le idee chiare sui regali di Natale, così si diressero verso la bancarella. Aveva imparato una buona tecnica per farsi largo fra la folla del mercato: puntare verso la fiumana contromano per permetterle, vedendola, di aprirle il passaggio.
Giunte alla bancarella degli orecchini artigianali chiese all’assistente di avvicinarle quelli in alto a sinistra, poi quelli un paio dopo sulla destra, alla fine scelse quelli più in basso, in stile orientale, per la zia e un paio bordeaux per Irina, ma glieli avrebbe dati poco prima che prendesse i suoi giorni di pausa natalizia. Si fecero largo nella calca e riuscirono a raggiungere il banco dei CD dove comprò una raccolta di musica classica russa per lo zio.
Ad Anna, fervente femminista, avrebbe comprato “Donne che corrono con i lupi”, di Clarissa Pinkola, fermandosi alla libreria sulla strada del ritorno, dove avrebbe potuto scaldarsi un po’, sempre che avessero tenuto la pedana a portata di mano!
Purtroppo il suo nuovo amico Zaccheo si era rassegnato a seguire i genitori in montagna, così, svanita la possibilità di vederlo durante le feste, decise che era troppo presto per fargli un regalo.
Compro dei calzettoni pesanti per Zaccaria, amico e vicino di casa dall’infanzia, che avrebbe passato con loro il giorno di Natale e (quanto si sentiva sollevata!) l’avrebbe aiutata a superare i gradini che portavano all’appartamento al piano rialzato degli zii.
Del resto, non c’era stato abbastanza tempo per addestrare la nuova assistente, quella del weekend e delle festività. Ah già, doveva preparare un pensierino anche per lei!
Tutti quelli che entravano nella sua stanza esclamavano: “Che freddo fuori, e che umido!”. Angela avrebbe voluto provare ancora quella sensazione di gelo. A settembre l’avevano seduta in carrozzina dopo tre mesi di coma, causato da un ictus che l’aveva colpita nonostante i suoi vent’anni.
Nella RSA si sentiva nell’aria l’avvicinarsi del Natale: le preghiere delle suore, il presepe, gli addobbi, i discorsi, le trasmissioni televisive. Nonostante tutto non le dispiaceva, sapeva di normalità. Aspettava la visita di Lucia, amica di lunga data, voleva chiederle il favore di acquistare un maglioncino bianco e morbido da regalare ad Anna, sua sorella, e qualcosa di carino per Maferima, sempre così gentile e disponibile. Gliel’avrebbe comunicato spostando lo sguardo sulla tabella alfabetica, tanto ormai erano diventate molto abili. Maferima, la sua OSS preferita, voltando le spalle alla disapprovazione delle colleghe in pausa, aveva trovato il tempo di acconciarle i capelli e di metterle un po’ di rossetto. Ora le teneva lo specchio davanti al viso e aspettava un suo cenno per toglierlo, ma Angela continuò a fissarlo finché non vide sparire dalla cornice dello specchio l’ultimo frammento dell’immagine riflessa del ragazzo che attraversava, senza fretta, il cortile.