Ci ha convocato il 28 febbraio per ridiscutere i tagli effettuati dal Governo e dalla Regione stessa a discapito dell’assistenza indiretta, ossia dei contributi economici (già insufficienti) destinati ai cosiddetti caregiver familiari.
Questo inutile inglesismo sta a designare quei familiari che assistono un loro caro con disabilità anche fino a 24 ore su 24. Si parla in questo caso dei cosiddetti gravissimi, cioè di persone/cittadini che senza quel supporto morirebbero.
Per svolgere questo compito, il più delle volte insostituibile a causa dell’insufficienza e/o dell’inadeguatezza dei servizi offerti dagli Enti Pubblici, gli assistenti familiari spesso lasciano il lavoro o rinunciano a cercarne uno, con l’ovvia conseguenza di impoverirsi. Si aggiungono a questo i danni fisici e psicologici che derivano dalla privazione di riposo, svago e riparo dallo stress. Queste persone il governo regionale ha scelto di prendere a schiaffi!
Ricordiamo inoltre che le persone con disabilità devono affrontare spese che le persone senza disabilità neppure conoscono, e che l’80% di esse vive sulla soglia della povertà, spesso nell’impossibilità di pagare spese improvvise anche di piccola entità.
Insieme alle principali associazioni regionali che, in Lombardia, trattano e difendono i diritti delle persone con disabilità abbiamo ascoltato attoniti alle novità che l’assessore ci ha comunicato, a seguito delle proteste forti e diffuse che hanno preceduto l’incontro e agli accordi presi con il Governo.
.Ci ha riferito che la nostra Regione, che vanta di arrivare sempre prima delle altre quando si tratta di Sanità e Servizi Sociali, praticherà alcuni tagli all’assistenza indiretta (tagli non richiesti dal decreto di cui si parlava e che metteranno in ulteriore difficoltà i destinatari) e aggiungerà alla stessa risorse che il Governo ha dato il suo via libera ad usare. Ha aggiunto che già da quest’anno non sarà possibile per nuovi richiedenti accedere alle misure di assistenza indiretta, che tecnicamente prendono il nome di B1 e B2, a meno che qualcuno degli attuali fruitori ne esca (sappiamo bene che l’unica via per non aver più bisogno di quel tipo di assistenza è la morte).
Quello di lasciar morire di stenti, quando non di provocarne la morte, categorie di cittadini ritenute solo un costo ricorda programmi di governo di 80 anni fa che fanno orrore. Ci auguriamo disperatamente che tutte le Regioni e il Governo condividano lo stesso sentimento e rivedano le loro scelte!
Occorre ricordare che questo gioco delle 3 carte elude la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che sancisce il diritto di scelta su dove vivere, con chi vivere e come vivere, grazie all’assistenza adeguata finalizzata all’inclusione sociale. Regione e Governo sottraggono risorse all’assistenza indiretta per favorire e incrementare l’assistenza diretta che, quando è presentata come un obbligo, comporta disagi esistenziali agli assistiti e alle loro famiglie oltre a spreco di denaro pubblico. L’assistenza indiretta, proprio per ragioni umanitarie oltre che economiche, va promossa e non puo’ essere tagliata a favore dell’assistenza diretta (anche quando quest’ultima necessita di maggiori risorse).
La nostra protesta continua: non vogliamo morire e vogliamo continuare a vivere a casa nostra.
All’Assessore Lucchini consigliamo di dimettersi: per protesta se inascoltata da Governo o Giunta; per inadeguatezza se non reggerà il peso delle nostre rivendicazioni.